Sfilata Dior la rivoluzione gentile di Jonathan Anderson
Direttore responsabile e Co-Fondatore di Moda e Motori Magazine
La sfilata Dior spring summar 2026, un nuovo inizio sotto il segno della meraviglia
Due mesi possono bastare per ribaltare la storia di una maison? Se ti chiami Jonathan Anderson, la risposta è sì. Il suo debutto come Direttore creativo di Dior – annunciato solo lo scorso aprile – ha segnato un nuovo capitolo per la storica casa francese durante la Parigi Fashion Week. Non un semplice passaggio di testimone dopo Maria Grazia Chiuri, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti.
Dior: la rivoluzione gentile di Jonathan Anderson
In una sfilata che si è svolta agli Invalides, trasformati per l’occasione in una sala da museo ispirata alla Gemäldegalerie di Berlino, Anderson ha presentato la collezione Dior Uomo Primavera-Estate 2026. Il risultato? Un trionfo. Ovazione finale compresa.
La sfilata Dior secondo Jonathan Anderson: un ritorno al futuro
Fin dai primi look è apparso evidente: Christian Dior era presente, ma rivisitato con l’occhio visionario e il gusto architettonico di Anderson. La prima uscita? Un omaggio alla leggendaria giacca Bar del 1947. Ma stavolta, niente gonna corolla: il capo è stato abbinato a un bermuda over, sovradimensionato, che rompe le simmetrie ma mantiene l’equilibrio.
- Modello della sfilata Dior SS 2026
- Modello della sfilata Dior SS 2026
- Modello della sfilata Dior SS 2026
Il designer irlandese ha scavato negli archivi della maison come un archeologo della moda, ma lo ha fatto con leggerezza e ironia. Il suo Dior è filologico e futuribile, audace ma raffinato, con riferimenti che vanno da Jean Siméon Chardin all’estetica queer contemporanea.
Quando il fashion system applaude in prima fila
Il parterre? Una dichiarazione d’amore collettiva. Da Robert Pattinson a Daniel Craig, da Louis Garrel a Beatrice Borromeo, il debutto di Jonathan Anderson ha riunito attori, registi, ambassador, e soprattutto, i volti del nuovo Rinascimento della moda. In prima fila, accanto ai volti celebri, sedevano i colleghi: Donatella Versace, Pierpaolo Piccioli, Jacquemus, Pharrell Williams, Silvia Venturini Fendi, Chemena Kamali, Glenn Martens, Julien Dossena, Daniel Roseberry. Presenze che raramente si vedono tutte insieme, e che raccontano quanto forte sia la stima nei confronti del nuovo timoniere della maison.
Non è un caso: Anderson è uno degli stilisti più rispettati e seguiti della sua generazione. E ora, è anche l’uomo che ha riunificato le anime maschile e femminile di Dior sotto un’unica visione creativa.
Il debutto del direttore creativo che sa stupire
Fino a pochi mesi fa, Jonathan Anderson era ancora saldamente al timone di Loewe, marchio che ha trasformato in un laboratorio concettuale di lusso. La nomina alla direzione creativa di Dior inizialmente doveva riguardare solo la linea uomo, ma dopo l’uscita di scena di Maria Grazia Chiuri, LVMH ha deciso di affidargli anche le collezioni donna, haute couture e accessori.
Una responsabilità immensa, che Anderson ha accolto con la consueta compostezza. Eppure, chi lo conosce sa quanto le sue creazioni siano il frutto di una sensibilità profonda, ironica, colta.
Nella collezione presentata a Parigi, tutto questo è emerso con forza: la sartorialità destrutturata, l’uso magistrale dei tessuti (dal tweed alla lana tecnica), la ricerca nei dettagli, i giochi di proporzioni e volumi, l’equilibrio fra rigore e fragilità.
5 dettagli che raccontano un nuovo linguaggio Dior
- Il tweed reimmaginato: non solo omaggio alla giacca Bar, ma nuovo lessico maschile.
- Il bermuda scultura: un’alternativa maschile alla gonna, simbolo di libertà e costruzione.
- La camicia-armatura: maniche strutturate, colli alzati, volumi scolpiti come opere d’arte.
- Il colore: tra i grigi polverosi delle stanze settecentesche e guizzi acidi, verde aceto incluso.
- Le calzature: sandali gladiatore che incrociano tempi e stili, in perfetta sintesi andersoniana.
- Modello della sfilata Dior SS 2026
- Modello della sfilata Dior SS 2026
- Modello della sfilata Dior SS 2026
La sfilata Dior che ridefinisce la mascolinità
Jonathan Anderson, con la sua sfilata Dior, ha suggerito una nuova idea di uomo. Un uomo che non ha paura della delicatezza, che gioca con il suo lato fluido senza rinunciare alla forza. Le linee morbide, le giacche con spalle scivolate, i pantaloni che cadono come drappi: ogni elemento sembrava suggerire una mascolinità liberata da vecchi schemi.
Una collezione dove anche gli accessori – borse con manici rigidi, piccoli gioielli dorati, occhiali a maschera – contribuiscono a costruire un’identità maschile sfaccettata, seduttiva, sorprendentemente autentica.
L’ombra lunga di Monsieur Dior
Se c’è un merito che spicca nel lavoro di Anderson, è quello di non aver voluto negare la storia. Al contrario, l’ha abbracciata. La silhouette a clessidra, l’amore per le arti decorative, il gusto per l’ornamento e per l’intimità del gesto couture: tutto riconduce a Christian Dior, eppure nulla è mimetico.
Come un regista che dirige il remake di un capolavoro senza tradirne lo spirito, Anderson ha saputo rievocare il fondatore con rispetto e contemporaneità. Non c’è nulla di nostalgico, però: tutto vibra di presente, di urgenza, di verità.
- Modello della sfilata Dior SS 2026
- Modello della sfilata Dior SS 2026
- Modello della sfilata Dior SS 2026
L’inizio di una nuova era
La sfilata Dior con cui Jonathan Anderson ha fatto il suo ingresso ufficiale nella storia della maison non è stata solo una sfilata. È stata un evento. Un messaggio chiaro: la moda maschile può essere sofisticata, emozionante, poetica.
Con il suo talento visionario e il suo tocco autoriale, Anderson ha saputo cogliere lo spirito dei tempi. Ma soprattutto, ha riportato Dior a essere ciò che è sempre stato: un laboratorio di bellezza e cambiamento. La Parigi Fashion Week 2025 non dimenticherà questo debutto. E nemmeno noi.