Pantofola d’Oro 140 anni una storia cucita a mano tra calcio, cultura e visione internazionale
Direttore responsabile e Co-Fondatore di Moda e Motori Magazine
Un viaggio che attraversa il tempo, lo sport e la memoria
C’è un profumo inconfondibile che abita certe storie. È quello della pelle conciata a regola d’arte, del cuoio modellato dalle mani di chi sa che il lusso non è una formula da inseguire, ma un’identità da tramandare. Così, Pantofola d’Oro, marchio che ha fatto della comodità e dell’eleganza sportiva una poetica artigianale, celebra oggi un traguardo che sa di leggenda: 140 anni di storia.
Pantofola d’Oro 140 anni di storia
Un numero tondo, importante, celebrato a Pitti Uomo 108 con una collaborazione che va oltre le logiche di mercato: l’incontro con lo stilista sudafricano Thebe Magugu. Il risultato? Una capsule collection che racconta il calcio, sì, ma soprattutto racconta l’umanità, la strada, il riscatto, la bellezza delle piccole cose che diventano simbolo.
Dalla bottega di Ascoli Piceno alle passerelle del mondo
La storia di Pantofola d’Oro affonda le radici nel 1886, quando Emidio Lazzarini, calzolaio e atleta, decide di rendere le scarpe da sport qualcosa di più di un semplice accessorio. Nasce così un laboratorio ad Ascoli Piceno, dove la pelle si ammorbidisce per accogliere il piede come farebbe una carezza. Fu John Charles, leggendario attaccante della Juventus, a pronunciare la frase che diventò marchio: “Sono più comode delle mie pantofole!”.
Da lì in poi, un percorso che attraversa il cuore del Novecento: Rivera, Sivori, Altafini, Mazzola, Suarez. I nomi dei campioni si intrecciano a quello della scarpa. Il pallone non è solo un oggetto sferico: è identità culturale, è stile.
Kim Williams e la visione di un marchio che non dimentica
Quando oggi si parla di Pantofola d’Oro 140 anni, il nome di Kim Williams, attuale CEO, risuona con forza. È lui a raccogliere l’eredità e a proiettarla nel contemporaneo, tra heritage e visione. “In 140 anni di storia, il calcio è sempre stato il cuore pulsante di Pantofola d’Oro. È più di uno sport: è cultura, identità, connessione” – ha dichiarato durante l’evento a Firenze.
Pantofola d’Oro 140 anni
Con Williams, il brand non si limita a guardare al passato con nostalgia, ma lo rilegge come linguaggio contemporaneo. Il calcio diventa lente attraverso cui interpretare i cambiamenti della società, i nuovi luoghi dell’aggregazione, le periferie urbane dove ancora si gioca a piedi scalzi su un campo disegnato col gesso.
Street Soccer, ghetti e sogni: la capsule con Thebe Magugu
La capsule collection Thebe Magugu x Pantofola d’Oro, presentata a Pitti Uomo 108, è l’incarnazione di questa visione. Le maglie da calcio abbandonano i numeri e si appropriano del “1886”, l’anno della fondazione, come a dire che ogni indumento è radice. Ogni tessuto è memoria.
I colori e le geometrie si ispirano ai chitenge africani, i motivi optical ai pavimenti in vinile, le sfumature al tramonto di una savana vissuta. La scarpa si fa narrazione. Le divise, con nomi evocativi come Brush Stroke o Goal Keeper, sembrano voler danzare tra moda e sociologia.
Thebe Magugu, nato a Kimberley e oggi voce di riferimento nella moda internazionale, racconta:
“Il calcio è un indicatore culturale. In Sudafrica unisce le persone, ma è così anche in Italia, in Giappone, ovunque. È per questo che collaborare con Pantofola d’Oro ha avuto per me un significato profondo”.
Dall’Eroica alla periferia globale: la doppia anima sportiva
Quello che non tutti sanno è che Pantofola d’Oro ha avuto un ruolo importante anche nel ciclismo. Lo ha ricordato Kim Williams, durante il talk tenutosi allo stand Pitti Bike:
“Siamo stati partner dell’Eroica, e negli anni d’oro anche Chiappucci e Battaglin hanno corso con Pantofola. Abbiamo avuto una storia forte anche lì”.
Due mondi – quello delle ruote e quello del pallone – che sembrano lontani, ma che si uniscono nella narrazione di una scarpa che non dimentica l’essenza: la libertà del movimento.
Una memoria fatta di emozione e imprevisto
Nelle parole più intime del CEO, emerge una visione umana e sincera. “Ricordo ancora il primo Pitti del 2002 – racconta Williams – “avevamo prenotato tutto, ma il designer ci lasciò all’ultimo. Ci presentammo senza prodotto, solo con la storia. Eppure, la gente veniva incuriosita: ‘Ah, Pantofola d’Oro!’ Quel giorno capii che avevamo un’anima forte, riconoscibile”.
In un mondo dove tutto sembra dover essere perfetto, questo aneddoto racconta la forza dell’imperfezione autentica, del racconto come valore.
Pantofola d’Oro 140 anni
Un calcio che parla ai margini
Il cuore del progetto è il calcio di strada. Una pratica che in Italia si è rarefatta, come riconosce lo stesso Williams (“oggi nelle città è raro vedere bambini giocare per strada”), ma che resiste in alcune isole felici, in Sicilia, in Sardegna, e soprattutto nel resto del mondo: Rio de Janeiro, Johannesburg, Los Angeles.
Qui il pallone è ancora un pretesto per sognare. Una porta fatta di zaini, un campo disegnato sul cemento, e scarpe consumate dal tempo. Ma anche la speranza che, come Ronaldinho, Neymar o Okocha, da lì si possa partire per riscrivere la propria storia.
La Superleggera: icona senza tempo
Accanto alla capsule, Pantofola d’Oro rilancia uno dei suoi modelli più amati: la Superleggera Classic, nata dal modello originale del 1950, oggi rieditata con tecnologie leggere (pesa appena 175 grammi) ma con lo stesso spirito sartoriale. Un oggetto da campo, certo, ma anche da collezione.
Come scriveva qualcuno, “una scarpa non è solo un oggetto: è una traiettoria”. E questa Superleggera ne racchiude 140.
Conclusione: il futuro è memoria attiva
Pantofola d’Oro 140 anni non è un compleanno qualsiasi. È il racconto di una maison che ha saputo resistere, trasformarsi, riscoprire la propria anima attraverso le epoche. Con Kim Williams al timone e con l’incontro profondo con Thebe Magugu, il brand non guarda solo al passato, ma attualizza il concetto di sport, identità e stile.
La moda si fa lente, il calcio diventa linguaggio. E la Pantofola, quella “più comoda delle pantofole”, continua a camminare. Con grazia. Con storia. Con visione.